Lunedi 6 maggio, gli studenti che occupavano e vivevano la libreria autogestita ex-cuem, situata nella sede centrale della statale di Milano, si sono trovati di fronte uno scenario di devastazione quasi lunare. Durante il weekend, l’aula era stata devastata da una squadra di tirapiedi al guinzaglio del rettore Vago, che avevano proceduto a smontare tutto ciò che si trovava al suo interno, dagli scaffali alle piastrelle del pavimento.
Ma gli occupanti e gli studenti solidali non si sono dati per vinti e, dopo un corteo interno all’università, hanno occupato una nuova auletta, dove poter continuare i propri percorsi di lotta e riappropriazione contro l’università-azienda e la mercificazione del sapere.
Ma il rettore Vago e il dirigente amministrativo Annunziata non hanno decisamente apprezzato la cosa.
Poco dopo, ben 10 blindati di polizia e carabinieri si sono dati appuntamento poco distante la statale, in piazza Santo Stefano, attendendo solo l’autorizzazione del rettore a intervenire.
Non appena ricevuta, un’ottantina di sbirri si sono precipitati, manganello in mano e casco in testa, contro gli studenti, caricandoli ripetutamente e mandandone ben 4 all’ospedale con braccia e teste rotte.
È COSÌ CHE BARONI E AZIENDE VOGLIONO LE NOSTRE UNIVERSITÀ: FUORI GLI STUDENTI E DENTRO LA POLIZIA.
Aziendalizzano quel poco che rimane dell’università pubblica – ricercando una maggiore produttività inesistente – mercificano il sapere rendendolo un altro semplice oggetto da vendere sui mercati, precarizzano il futuro lavorativo delle presenti e future generazioni, devastano i territori come gli spazi autogestiti dagli studenti, che ogni giorno si autorganizzano nelle scuole e nelle università resistendo a questo sistema di cose.
Con ogni evidenza abbiamo assaggiato una parte dei piani di ristrutturazione e aziendalizzazione che tendono a creare un’università infinitamente più classista che, lungi dal voler appianare le differenze di classe, sempre più diventa uno strumento in mano a confindustria e governi per estendere ed esasperare lo sfruttamento e l’ulteriore impoverimento delle classi sociali più deboli.
Possiamo riassumere il tutto con la frase che un baldo operatore di polizia (vedi Sbirro infame) ha pensato di rivolgere ad una studentessa: “gli studenti devono stare fuori dall’università”.
Non abbiamo dubbi in merito a questo desiderio da parte degli organi repressivi dello stato, dei governi e, non ultimi, i consigli d’amministrazione dei nostri atenei.
Questo è un attacco che come studenti e studentesse ci riguarda tutti e tutte. È un attacco a chi autorganizza percorsi di lotta all’interno delle università, per riprendersi il diritto ad una qualità della vita e del diritto allo studio che vogliono toglierci e che ci appartiene, e che richiede una risposta collettiva e organizzata.
SOLIDARIETÀ AGLI STUDENTI E ALLE STUDENTESSE DELLA EXCUEM
RIPRENDIAMOCI CIÒ CHE CI SPETTA!